«Dopo le cruente battaglie sul fronte di Cassino, l’esercito alleato finalmente riuscì a sfondare la resistenza tedesca. Avenano bombardato a tappeto tutti i paesi dove dovevano transitare, come Valmontone e Palestrina.
Fu così che il 4 giugno scoprimmo l’America! Quello che ci colpì maggiormente fu la modernità dell’enorme equipaggiamento militare: armi sofisticate, mastotondici carri armati e le mitiche “Jeep”.
Alcuni soldati avevano ricevuto l’ordine di dialogare con i civili e distribuirono ogni ben di Dio: pane bianchissimo, carne in scatola, farina di piselli e di uova, formaggio in scatola, cioccolato e sigarette “Camel” chiuse in barattoli. In seguito arrivarono ingenti aiuti – come ho accennato ieri – dal “Piano Marshall”, che salvarono tutta l’Europa dalla fame.
Gli americani calzavano scarponi anfibi e indossavano una divisa elegante con la camicia e “foulard” di seta, tanto da sembrare tutti ufficiali. Un colonnello dichiarò che stava arrivando al porto di Napoli “un enorme vapore carico di grano”.
In seguito arrivò di tutto: latte condensato, pasta, riso, alimentari di ogni genere, medicinali e insetticidi da distribuire a tutti.
Per organizzare la consegna dei beni, si presentò al Comune un ufficiale militare americano con un sergente: voleva conoscere il numero degli abitanti per regolarsi sulla fornitura da inviare.
Pietro Tagliaferro, responsabile dell’anagrafe, furbescamente aumentò il numero degli abitanti, da 7.500 a 10.000 unità. Non aveva fatto i conti col sergente che, in dialetto napoletano, disse: – Ne vaglio’… cca’ nisciuno è fesso. Ndo’ semo transiti avimmo trovato la popolazione assai cresciuta. Nu’ è mmuorto nisciuno colla guerra?
Pietrino, ignaro, si era imbattuto con un italo-americano e per giunta napoletano.
Con il denaro e le provviste degli americani, l’Amministrazione comunale organizzò anche la colonia estiva. Nel convento delle Antonelli, centinaia di bambini ricevevano la colazione, il pranzo e la merenda, dopo essere stati rasati e disinfettati. Furono riuniti in gruppi secondo l’età e venivano accompagnati in montagna ogni giorno. Feci parte dei “signorini” e delle “signorine” che avevano il compito di vigilare sulla loro incolumità. Al termine della stagione, fummo riforniti di scatolette di carne, farina bianca come la neve, latte e uova in polvere, formaggio, coperte, seta. Fu il mio primo “lavoro” retribuito. La gioia fu incommensurabile!».

Tomassi, testimonianza diretta