I tedeschi, anche a Genazzano avevano resistito all’avanzata americana e rastrellato masserizie e animali in città e per le campagne. Antonio Nanni e Nanni Nicola detto Nicolò, in occasione di uno di questi episodi di razzia, non acconsentirono a farsi derubare degli animali, unico sostentamento della famiglia specialmente in
frangenti tanto difficili, e così si difesero dalla razzia tedesca e uccisero uno dei due soldati per impedire il saccheggio, fuggendo poi verso il fronte alleato.
Dopo una soffiata di spie locali ai tedeschi, Anna Ceccobelli, Assunta Nanni insieme al piccolo fratellino Serafino furono presi e imprigionati nel campo tedesco posizionato sul colle Sant’Andrea, non lontano dal centro abitato. La trovarono altre persone cadute nel rastrellamento.. :
“… Baffetti e Nicolò andavano con le bestie verso colle Gentile, quando all’altezza di località Spannitore ci fu il conflitto con i tedeschi e il fatto d’armi.
La rapprsaglia fu immediata, presero subito in ostaggio diverse persone, tra cui Tacconella, Pignataro, Di Marco Luigi, Ceccobelli Luigi, Luigetto, ecc..
Di Marco Luigi racconta che si salvò cedendo le vacche ai tedeschi. I racconti di quei giorni del maggio del 1943 sono struggenti.
Raccontava Assunta Nanni: ci fecero scavare una fossa, dalla paura che fosse stata la nostra tomba ci calarono le forze, il sudore si mischiava alle lacrime e il tremore della paura e della commozione ci rallentava lo scavo e ci debilitava il fisico, tanto che lo scavo della fossa durò moltissimi giorni.
In quel frangente, dei soldati tedeschi ordinarono di andare a cogliere due canestri di ciliegie; Assunta Nanni si raccomanda al fratello, “.. scappa, non tornare che questi ci ammazzano..”, il piccolo Sarafino, non sapendo dove andare, aveva tutti i componenti della famiglia in quel triste luogo di prigionia, tornò con le ciliegie al campo tedesco, dove erano rinchiusi madre e sorella. Stessa sorte avvenne per Antonino Giovannetti anche lui, piccolo, lo mandarono per ciliegie e poi
non tornò. Si dice, che Iole Giovannetti e Maria con il fratello Antonino riuscirono a fuggire dal campo. Fortuna volle, che l’interessamento dei curati delle chiese del paese e i maggiorenti del municipio fecero le giuste pressioni diplomatiche e riuscirono a farli rilasciare..”