CI ACCHIAPPANO!

«Si sente questo grido. Si scappa dove si può. Ci troviamo nel pianerottolo davanti a casa, quando un tedesco dall’orto di San Figlia si mette a gridare. Fuga precipitosa dentro casa, chiusura della porta. Il tedesco, con un salto nell’orto spara un colpo di rivoltella. Si precipita verso la nostra porta: tenta di aprire. Intanto ognuno si cerca un nascondiglio. Ma il “barbaro”, visto tutto chiuso discende le scale e torna sulla strada».

I PASSI DELLA PAURA

«Il coprifuoco, dalle ore 20:30, ora legale, passa alle ore 18 per punizione. Regolarmente, durante il coprifuoco, passa la ronda composta da due soldati tedeschi, che si sentono da lontano per il rumore sordo e cadenzato delle loro scarpe chiodate. Avverto subito un senso di oppressione, di annullamento della mia dignità umana, e di mancanza di libertà».

CAOS TOTALE

«Ore 9:30. Mentre scrivo questo diario il tremendo rumore della mitraglia mi fa abbandonare. Mi rannicchio in un angoletto e aspetto la fine. Momenti terribili e indimenticabili. La mitraglia fischia con il rumore metallico, le bombe esplodono fortissime. Passata un po’ la paura, andiamo a fare un giretto. A Palestrina, regna il pieno caos: chi fugge da una parte, chi grida, chi si lamenta. Quante scene pietose! Giungiamo in piazza Santa Maria degli Angeli. Qui i primi morti distesi in un lago di sangue: righettino il calzolaio e Licurgo, il figlio di Urbano, giacciono crivellati a terra. La piazza è un crivello, è tutta un buco. Giunti davanti alla porta della Bottega di Minicuccetto, troviamo Giovanni lo zoppo che giace a terra con un visibile buco nella nuca. È una giornata infernale. Centinaia di apparecchi di ogni genere sorvolano Il cielo in ogni direzione. Ci dicono del bombardamento di Capranica dove si calcolano molti morti, fra cui sei di Palestrina».

I visi della disfatta

Verso le 14 Palestrina viene bombardata per la sesta volta. Le Casacce, il Seminario e la Cortina sono i punti maggiormente colpiti. Gli alleati con la loro avanzata, finalmente travolgente, occupano Artena puntando su Valmontone e Labico. Si spera che presto Palestrina sia liberata. Passano i tedeschi afflitti, avviliti, disarmati; portano sul viso i segni dello scoraggiamento e della disfatta. Mille voci si divulgano, ma per ora non si sa la verità. Gli alleati ancora non arrivano.

UN SABATO DI BOMBE

«Alle 7:30 del 22 gennaio di 50 anni fa, Palestrina fu sottoposta ad un violento bombardamento seguito da un altro di minore intensità verso le 16. I danni furono ingenti. Le zone più danneggiate furono via Thomas Mann, via Verrio Flacco, la Santissima Annunziata, via del Borgo, Porta Santa Croce, Viale della Vittoria (edificio scolastico), Santa Maria degli Angeli, Palazzo Lulli  e Sabatuccio. E in maniera più lieve, la stessa cattedrale. I morti furono 88 e i feriti oltre 100. Tutta la città era sotto shock: lamenti dei feriti e pianti di disperazione gettavano i nostri animi un senso di vuoto, di rabbia e di paura. Alle mie narici tornavano violenti e gradevoli gli altri odori dell’esplosivo e dei calcinacci che mi avevano perseguitato nei due precedenti anni di guerra a Bengasi e in Tunisia e che mai avrei creduto di ritrovare nella mia Palestrina. Anch’io corsi subito a portare un po’ di aiuto in via Verrio Flacco, ma dovetti quasi subito lasciare quella attività perché, insieme al Caporale Egidio Galeazzi – comandante della Brigata Patrioti Preneste, di cui ero vice comandante – e Francesco Sbardella – membro come me del comitato di Liberazione Nazionale – ci recammo in comune dove  “armata manu”destituimmo l’allora commissario Dell’Aquila (in precedenza Segretario comunale), assumendo il controllo della città. Dell’Aquila non oppose alcuna Resistenza e noi, come primo atto, provvederemo subito a distribuire alla popolazione un po’ di pasta giacente nel panificio (mi pare fossero 22 quintali). Questo facemmo nel convincimento che i tedeschi stessero per lasciare la città e che gli alleati sarebbero arrivati presto. Quel giorno, per noi si accese una fiammata di entusiasmo e di speranza, fiaccata subito dai tedeschi, tornati in forze il giorno dopo, come sapevano ben fare loro».

GLI OCCHIALI SALVANO LA VITA

«Al primo nucleo di partigiani sovietici si aggiunge un gruppo proveniente da Paliano. Prigionieri sovietici fatti fuggire dalla terribile Fortezza dai Partigiani di Paliano, che pagarono poi con l’arresto il loro coraggio. Dorascenzi li conduce verso Palestrina. A metà strada, si incontrano con Lucio Lena, il commissario politico della banda Bersini. Lucio li deve guidare alla base. Mentre attraverso i campi, verso Palestrina, vengono avvistati da una pattuglia nazista, che sta operando un rastrellamento. Sono quasi tutti ancora disarmati. Lucio Lena prontamente decide di far ripiegare il gruppo verso una boscaglia, mentre lui continuerà ad avanzare tra i campi verso i tedeschi in modo da farsi prendere, sicuro così di ritardare almeno per qualche minuto l’avanzare dei nazisti e forse di evitare lo scontro. Difatti, come previsto viene preso. La pattuglia, comandata da un ufficiale, gli chiede subito chi erano gli altri uomini. Lena dichiara di non conoscerli, ma i nazisti non si accontentano; lo vogliono interrogare con i soliti infallibili metodi. Lucio ha gli occhiali e i nazisti glieli strappano via. L’ufficiale nazista per curiosità vi guarda attraverso, poi scoppia in una risata. Lucio è miopissimo e anche emeretrope. L’ufficiale comprende che un uomo così cieco non può certo fare il Partigiano e lo lascia libero. Lucio riesce a raggiungere un valloncino boscoso, ove trova i sovietici e Doracrescenzi. Ora la formazione è numerosa – i sovietici sono 18- e le armi, tolte nazisti durante le reazioni effettuate, sufficienti a renderli efficienti. Da questo momento si susseguono ininterrottamente gli attacchi contro i nemici in transito».

SPOSTARSI, SPOSTARSI SEMPRE

Bersini ricorda:

« La mia attività di partigiano ebbe inizio ai primi di ottobre del 1943. Odiavo i tedeschi per i soprusi e le razzie che facevano un po’ ovunque e per i rastrellamenti che già a settembre erano iniziati nella nostra zona. Inizialmente, fui un isolato. Venni a sapere che alcuni russi, già fuggiti da un campo di concentramento di Monterotondo, erano stati inviati a Zagarolo dal C. L. R. che aveva rapporti con loro. Il C. L. N. Prenestino disse ad esponenti del comitato di Zagarolo di prendere contatto con me. A me non parve vero! Era un’occasione insperata di costituire una banda che potesse finalmente attuare quelle azioni di guerriglia sabotaggi e di incursioni varie che soltanto una formazione di un certo numero di uomini, animati da fede e da coraggio, può mettere in atto. Non erano armati come si deve ma per azioni di sorpresa le armi erano sufficienti. Subito si sparse la notizia che con me c’erano dei russi. Siamo rimasti alle Tende per qualche tempo, quando però, specialmente dopo il primo bombardamento di Palestrina( 22 gennaio 1944) le campagne si popolarono di famiglie sfollate dalla cittadina, iniziammo a spostarci: adottai cioè ancora il metodo che avevo già sperimentato quando ero solo: spostarsi spesso per non cadere in agguati. Poi ci siamo portati a mezza costa sulla montagna… »

ESECUZIONE

Furono denunciati alla polizia fascista ed ai tedeschi molti politici appartenenti al Gruppo Preneste e al Gruppo Comunista. Il segretario del fascio, di lì a qualche giorno, perché ritenuto responsabile delle denunce, veniva ucciso da Dante Bersini e da due russi. Lo raggiunsero in tre a Castel San Pietro verso le 10 di sera, scesero attraverso la mulattiera fino ove essa si congiungeva con la via di Varoncio. Al ponticello di Monte Lisicchi gli spararono alla nuca. Lo trascinarono aldilà della mulattiera lo lasciarono inginocchiato e appoggiato ad una pietra con la mano destra alzata. Al mattino presto, fu trovato da alcuni contadini che si recavano in campagna ancora in quell’atteggiamento; il sangue gli si era ghiacciato sul viso.

A FUOCO, A FUOCO

“Questa notte verso le ore 3 hanno dato fuoco al Municipio di Palestrina. Per tutta la notte grandi fiammate e fumate si sono elevate ed il fuoco e’durato fino alla notte seguente. E’ andato tutto distrutto. E’rimasto solo lo scheletro delle mura. Chi sia stato l’autore? Tedeschi? bande RUsse? Palestrinesi? Non si sa di certo. ma con ogni probabilita sono stati i tedeschi che si trovano in ritirata.. invece si e’ risaputo che sono stati i ‘patrioti’ che si erano dati all a macchia. Verso le ore 15 mitragliamento e sgancio di vari spezzoni di Palestrina. Uno ha fatto crollalre la finta della chiesa di Santa Lucia.. “

NOTTE INFERNALE

“La notte scorsa e’ stata infernale. Si e’avuto lancio di lampiocini luminosi su tutta la zona e poi continuo bombardamento aereo terrestre. Una bomba di aereo e’caduta sotto al piazzale del convento tra la prima e la seconda via crucis atterrando con lo spostamento di aria e distruggendo meta della pergola. Ma se la notte e’stata infernale, molto piu cupa e terribile e’stata la giornata del 1 giugno. Fin dalle prime ore gli aerei che sorvolano Palestrina hanno sganciato in piu punti vari spezzoni e mitragliato quasi avvisando la popolazione per cio che stava per accadere.. Difatto tutti hanno cercato salvezza in qualche ricovero e cio e’stato p[iu fatale per il disastro, aggravato ancora da un ordine diramato ieri sera in cui si faceva obbligo alla popolazione che era in campagna di rientrare. Questo ordine e’stato causato dall’uccisione di di acluni tedeschi avvenuta a Colel Francolino da parte delle bande di “patrioti”che approfittando dello sbandamento tedesco, casua la ritirata, hanno preso le armi. Circa le ore 9 e’avvenuta la distruzione quasi totale di Palestrina… fortezze volanti americane sgancaivano tonnellate di bombe di grosso calibro sulal citta. I migiliroi edifici rimanevano rasi al suolo. NOI cercammo riparo in una grotta, la lo scuotimento ci faceva traballare le fondamenta sotto i piedi. L’impressione avuta pero visitando gli edifici colpiti ci ha resi piu paurosi e preoccupati. La chiesa della ss Annunziata col capanile e case vicine scomparsa del tutto… I morti sono incalcolabili. Le povere Monache Farnesiane (15 in tutto) hanno perduto la vita nel ricovero del Palazzo Veccia inseime ad altre 20 persone. IN una grotta situata nella parte piu alta di Palestrina vi rimanevano schiacciate dai massi circa 60 persone. Familgie intere distrutte e dobbiamo dire che erano le piu affezzionate al nostro convento e che fino al giorno avanti vi avevano trovato asilo sicuro insieme con altre centinaia di persone che ancora fidano nella protezione di S. Francesco…”