L’ex segretario del Fascio (non repubblichino) Ugo De Rose – per il quale era stata decisa l’eliminazione – venne risparmiato grazie all’ opera di convinzione del capozona del P. C. Lucio Lena. Non poteva essere eliminato un uomo soltanto perché aveva creduto, in buona fede, ad un diverso, se pure criticabile, ideale politico. Tuttavia, De Rose nottetempo, mentre era sfollato a Guadagnolo con la propria famiglia in una casupola, venne prelevato da uomini armati. Ricorda la signora De Rose:
«Verso le 11 bussarono. Aprì mia madre e prelevarono mio marito, mentre i miei figli piangevano. Lo condussero giù per la scarpata che conduceva al santuario della Mentorella. Sapevo che era stata decisa la sua uccisione. Grazie a Dio, dopo un paio d’ore, mio marito ricomparve, non aveva subito violenze ma era molto provato. Dopo due giorni si presentò presso la casupola, ove stavamo sfollati, Bersini:
– Questa è la casa del segretario del fascio di Palestrina?
– Sì, è questa. Guardi come vive il segretario del Fascio.
Stavo cuocendo sulla brace l’ultima manciata del lievito rimastomi. Non avevo di che sfamare i miei figli e quella piccolissima focaccia l’avevo preparata per la minore delle mie figliole che piangeva perché aveva fame. Il capo partigiano restò impressionato e inaspettatamente ci fece portare un sacco di farina»
Prevalse quindi il buon senso e la vita di uno stimato funzionario (direttore dell’Ufficio delle imposte dirette) fu risparmiata grazie alla ferma volontà di chi, pur militando in parte avversa, non poteva avvallare un omicidio che non aveva nessuna motivazione se non quella dell’odio inconsulto.