Se Viveva cosi…

Tra 8 Settembre 43 3 Novembre Tedeschi occupano Genazzano. “I Tedeschi a Genzzano saranno stati una trentina, ma non hanno avuto grossi problemi con la popolazione. Noi lavoramo per loro. A me quando me chiamavano, mandavo sempre qualcun altro al posto mio. Quelle colte che si sono andato o mi portavano a caricare le armi giu asi depositi .. altri lavoravano per caricare il pane sui camion per Cassino”

“Io con mio fratello abbiamo portato le munizioni al fronte di Cassino… eravamo OBBLIGATI. Il Comune ci mandava le lettere e ci trovavamo alla Puorta. I tedeschi ci portavano al deposito di Valmontone che era ttutto coperto de frasche. Li riempivamo i camion e riprativamo..

LA SPIA

Verso la fine del 1943, si presento nel convento un uomo di nazionalità non definita, che era disposto ad eseguire qualsiasi dipinto religioso in cambio di ospitalità. I frati gli commissionarono un Cristo in croce da eseguire sopra l’arco dell’altare. Eseguito il ponteggio il pittore incominciò il dipinto coprendolo sempre nel momento di riposo. Il 21 gennaio 1944, un giorno prima del bombardamento su Palestrina, il pittore abbandonò il convento facendo perdere le sue tracce. I frati preoccupati, ma anche insospettiti, per la prima volta entrarono della cella del pittore e trovarono una radio trasmittente e due canocchiali. Quest’uomo, dunque, era stato un informatore al servizio degli alleati e capirono che era stato lui a dare notizie sulla presenza dei soldati tedeschi in città. Ma la sorpresa fu ancora più grande quando i frati saliti sul ponteggio, tolsero il lenzuolo e trovarono un Cristo così brutto… ma così brutto che fu decisero di coprirlo con la tinteggiatuta.

MACERIE e PUZZO

Dopo il primo bombardamento ci rifugiammo per due notti nello scantinato dell’Istituto Bambin Gesù, con altri borghiciani e poi ci trasferimmo a Castel S. Pietro, dove si vedevano tutte le navi ancorate a Anzio. Ci spostammo ancora a Costa Mariola tra Castello e Capranica e dopo la notizia dell’eccidio degli Undici Martiri, ci trasferimmo ai prati di Guadagnolo. E proprio in questa località sapemmo che gli alleati erano arrivati a Palestrina. Il 5 giugno papà e mio fratello Eugenio partirono alla volta di Palestrina. Eugenio scrisse il diario dei tragici avvenimenti”… “Giunti alla Costa, vediamo Palestrina sotto di noi. E’ uno spettacolo incredibile: case distrutte dovunque si volga lo sguardo. Un colpo al cuore ci prende e si serra la gola. Scendiamo dalla strada del “barracone”. Giunto all’inizio del Borgo, il cuore mi si stringe, le lacrime improvvise e irrefrenabili mi salgono agli occhi… E’ la vista di ciò che rimane dei nostri palazzi. Ovunque macerie, morti, puzzo. Della nostra casa si vedono solo sassi e legnami, masserizie e una cascata di calcinacci che inizia dalla Cortina per ricoprire il Borgo e cadere nel cortile del Seminario.
Papà è distrutto dal dolore. Ha perduto tutto: case e familiari. Ma per darci coraggio ripete: “Dobbiamo ricostruire Palestrina e la ruota gira per noi”. Da buon imprenditore prende in appalto la rimozione delle macerie di corso Pierluigi, da vicolo del Giardino fino a via Leonardo Cecconi

IL CAPPELLANO

L’Ex-Tenente Cappellano dell’aereonautica Don Pasquale Buttarazzi, si era messo in contatto con vari gruppi locali di partigiani, tra cui il gruppo Bandiera Rossa. Tenuto d’occhio come possibile fiancheggiatore, venne sorpreso il 23 Ottobre 1943 nella sua canonica mentre di notte faceva dei segnali con una lanterna per il lancio di materiale per la resistenza locale. Venne seviziato dalle SS ormai sulle sue tracce – il suo contegno nelle torture fece imbestalire le SS che lo finirono a colpi di mitra sulla pubblica piazza e.. piantonarono i brandelli del suo corpo per tre giorni per avitare che gli venesse data sepoltutra dalla comunita locale…

La Banda Armata di San Vito

Nell’Ottobre del ’43 Zaccaria Rossi, Virgilio e Amedeo Quaresima e Francesco Gaetani danno vita ad una banda partigiana. IL 2 Novembre 1943 quattordici uomini di questa banda partirono (a piedi) alla volta del Monte Guadagnolo dove dalla stazione metreologica dell’Aereonautica sottraggono 17 moschetti, 3 casse di caricatori, una di medicinali a molte bombe a mano. Ancora furti di armi il 2 Dicembre insieme ai compagni di Genazzano – stavolta ai danni della Breda. E’ l’inizio della resistenza armata. Gia il 6 Dicembre 1943, elementi dello stesso gruppo, uccidono 2 tedeschi sorpresi a fare razzie presso famiglie di San Vito. Dopo aver aggregato un consistente numero di resistenti iniziano azioni di disturbo e sabotaggio con scontri armati. IL 7 febbraio 1944 spedizione al deposito armi di Valmontone che si conclude con furto circa 200 bombe anticarro a medicinali; 8 Marzo nuova incursione con asporto di munizioni e 500 bombe; il 20 Marzo sabotagio del comando tedesco di San Vito con sottrazzioen fili elettrici e apparecchi trasmittenti.. si prosegue cosi fino al 5 giugno con attacco contro le postazioni mitraglia nelle adiacenze del paese e liberazione 20 ostaggi tedeschi destinati alla fucilizaione. Moiranno nelle varie azioni 6 componenti della banda. IL capo della banda, Virgilio Quaresima, diverra’ il primo sindaco di San Vito alla fine del conflitto.

IL GIORNO DOPO

Dopo messaggio Badoglio dell’8 Setembre le forze tedesche, già dislocate nei punti strategici del territorio italiano, si prepararono ad occupare militarmente l’Italia centro-settentrionale, disarmando e catturando le truppe italiane prese alla sprovvista dall’annuncio radio.”Già il mattino del 9 settembre molti autocarri dell’esercito italiano erano guidati da soldati tedeschi, inoltre un piccolo numero di automezzi rimase abbandonato tra i Pizzi di San Giovanni e San Rocco. Nei bivi sopra ricordati avvenne anche un fatto d’armi di una certa importanza, fra militari tedeschi e una piccola unità di blindati del Secondo Reggimento Bersaglieri giunti dalla via Prenestina e comandati da un sottotenente. Questi due incroci stradali di Palestrina erano particolarmente importanti per le comunicazioni con il sud Italia. vennero presto presi dai Tedeschi.

I Martiri di Sorevigliano

” Stavamo nelle nostre vigne in contrada Servigliano, io, mio fratello Francesco e i miei zii Antonio e Giuseppe, mai come quel giorno sempre insieme dato che la ritirata da parte delle truppe tedesche sifaceva sempre piu rapida e noi dovevamo guardare cio che era nostro. Mancava forse un’ora al tramonto del sole, il3 giugno, quando alcuni soldati tedeschi si fermarono alla nostra casetta domandando dove fossero i tre civili e la donna che avevano ferito un loro camerata (due soldati avevano cercato di impadronirsi di una mucca, uno di loro era stato ferito con un forcone). Si rispose che non eravamo a conoscenza di quanto chiedevano. Guardandoci non troppo benevolmente i tedeschi tanarono. Pensando che non ritrovando i colpevoli sarebbero tornati da noi, decidemmo di eclissarci. Io ero corso alla legnaia per meglio nascondere alcune cose piu gelose, quando tutto ad un tratto trasalii al sentire le grida disperate degli zii che mi chiamavano. Andai. I tedeschi furono contenti di vedermi. Mio fratello, al loro ritorno, era fuggito attraverso i campi; gli zii erano stati presi nella casetta. Mi presero e vollero che andassi con due di loro in cerca di mio fratello. Arrivammo fino in fondo al canneto ma non lo trovammo. In quel momento dalla sua vigna “delle Selvotte” usciva un ragazzo che andava a prendere acqua. Lo presero. Corse il padre -Augusto(Costantino) Tabolacci -e, ignorando ogni cosa, si offri di andare lui al posto del figlio. Il pover’ uomo credeva che lo portassero a fare qualche lavoro e invece andava a morire.
Fummo condotti in una vigna poco lontana dalla nostra. Un soldato ferito era adagiato su una barella; un pugno di soldati erano attorno; stesi per terra morti giacevano due civili. Mi avvicinai e riconobbi i miei zii.
Antonio e Giuseppe. Ero terrorizzato. Presero per il collo me e Augusto e cipresentarono al
ferito. Parlarono in tedesco il ferito, i soldati e il loro capitano. Ci guardammo in faccia io e Augusto e aspettammo la fine. lntanto era sopraggiunta la notte ; fummo rinchiusi in una capanna e due soldati vi stettero a guardia. Al mattino i Tedeschi erano partiti; era rimasto il capitano con un soldato. Ci fecero uscire dalla capanna, Augusto avanti e io dietro. Ci ponemmo avanti a loro. Il capitano ordino ad Augusto di voltarsi e gli sparo a bruciapelo sulla nuca. Cadde senza un lamento. Restavo io. Il cadavere emetteva sangue dalla bocca vicino ai miei piedi. Guardai il Capitano come per dirgli che ero pronto. Mi disse: -Vai via!-. Non mi
feci ripetere l’ordine. Volai.”

IL CAPITANO MOSER

Nel Febbraio del 1944, il 4 Febbraio, giunsero ad Olevano le truppe di occupazione nazista, al comando del capitano Moser. Si stanziarono nelle case migliori e nei villini del paese ricacciando quasi tutta la popolazione, affamata da mesi ed impaurita, nelle campagne. La polizia tedesca sin dal suo arrivo si dedico con gran solerzia alla ricera delle decine di famiglie ebree, e i prigioneri inglesi fuggiti dai campi di concentramento dopo 8 Settembre, che si erano rifuggiate in zona dopo i rastrellamenti di Roma del ’43. Allo stesso tempo, gia dalla firma dell’armistizio, gli antifascisti del paese si organizzarono intorno ad alcune figure di spicco e formano un comitato partigiano GAP che inizia opere di disturbo contro gli occupanti, prima senza armi fino al loro reperimento nei primi mesi del 1944. Le armi vengono ottenute in parte grazie alle consegne effettuate dai compagni di Genazzano, e in parte rubandole, con grande rischio, dagli automezzi in sosta. Il giovane Giuseppe RIccardi, si incarica delle munizioni: dopo aver ‘fraternizzato’ con alcuni soldati e ufficiali tedeschi, ha libero accesso al deposito di viale San Francesco d’ Assisi, dove sottrae su base giornaliera scatole di proiettlili…

RASTRELLAMENTO COLLE SANT’ANDREA

I tedeschi, anche a Genazzano avevano resistito all’avanzata americana e rastrellato masserizie e animali in città e per le campagne. Antonio Nanni e Nanni Nicola detto Nicolò, in occasione di uno di questi episodi di razzia, non acconsentirono a farsi derubare degli animali, unico sostentamento della famiglia specialmente in
frangenti tanto difficili, e così si difesero dalla razzia tedesca e uccisero uno dei due soldati per impedire il saccheggio, fuggendo poi verso il fronte alleato.
Dopo una soffiata di spie locali ai tedeschi, Anna Ceccobelli, Assunta Nanni insieme al piccolo fratellino Serafino furono presi e imprigionati nel campo tedesco posizionato sul colle Sant’Andrea, non lontano dal centro abitato. La trovarono altre persone cadute nel rastrellamento.. :
“… Baffetti e Nicolò andavano con le bestie verso colle Gentile, quando all’altezza di località Spannitore ci fu il conflitto con i tedeschi e il fatto d’armi.
La rapprsaglia fu immediata, presero subito in ostaggio diverse persone, tra cui Tacconella, Pignataro, Di Marco Luigi, Ceccobelli Luigi, Luigetto, ecc..
Di Marco Luigi racconta che si salvò cedendo le vacche ai tedeschi. I racconti di quei giorni del maggio del 1943 sono struggenti.
Raccontava Assunta Nanni: ci fecero scavare una fossa, dalla paura che fosse stata la nostra tomba ci calarono le forze, il sudore si mischiava alle lacrime e il tremore della paura e della commozione ci rallentava lo scavo e ci debilitava il fisico, tanto che lo scavo della fossa durò moltissimi giorni.
In quel frangente, dei soldati tedeschi ordinarono di andare a cogliere due canestri di ciliegie; Assunta Nanni si raccomanda al fratello, “.. scappa, non tornare che questi ci ammazzano..”, il piccolo Sarafino, non sapendo dove andare, aveva tutti i componenti della famiglia in quel triste luogo di prigionia, tornò con le ciliegie al campo tedesco, dove erano rinchiusi madre e sorella. Stessa sorte avvenne per Antonino Giovannetti anche lui, piccolo, lo mandarono per ciliegie e poi
non tornò. Si dice, che Iole Giovannetti e Maria con il fratello Antonino riuscirono a fuggire dal campo. Fortuna volle, che l’interessamento dei curati delle chiese del paese e i maggiorenti del municipio fecero le giuste pressioni diplomatiche e riuscirono a farli rilasciare..”

GUERRIGLIA E GLI ULTIMI GIORNI di OCCUPAZIONE..

Rapporto GAP del 30 Gennaio 1944 – “IL GAP di Olevano per piu volte ha sabotato camoin tedeschi asportandovi medicamenti, armi e altre cose per un valore molto rilevante. In seguito a tutti questi atti di sabotaggio e in seguito al taglio dei fili telefonici, il comando tedesco guidato da Moser, ha affisso un manifesto minacciando la popolazione di rappresaglie e ha messo coprifuoco totale alle 19:00. Il 23 Gennaio fu ninata una grande roccia sulla Pedemontana superiore; l amina non ha effetto desiderato e i GAP si prefiggono di ripetere azione immediatamente..”
Si va avanti cosi, tra tentativi riusciuti e fallimenti, fino agli ultimi giorni della occupazione..con l’avanzare del fronte (dopo la caduta di Cassino) crebbe la ferocia dei soldati del Reich che razziano tutto nella loro ritirata e spesso non si fermano li … Il 6 Maggio 1944 Enrico Soldati durante la notte uccide, con una rasoiata alla gola, un soldato tedesco che stava molestando la figlie Lina, che viene portata in salvo dalla popolazione, mentre il podesta intercede per evitare rappresaglie… il 30 maggio le bombe colpisocno Olevano menter gli ultimi soldati tedeschi scappano verso Tivoli oramai braccati dalle Forze Alleate..