IL CAPPELLANO

L’Ex-Tenente Cappellano dell’aereonautica Don Pasquale Buttarazzi, si era messo in contatto con vari gruppi locali di partigiani, tra cui il gruppo Bandiera Rossa. Tenuto d’occhio come possibile fiancheggiatore, venne sorpreso il 23 Ottobre 1943 nella sua canonica mentre di notte faceva dei segnali con una lanterna per il lancio di materiale per la resistenza locale. Venne seviziato dalle SS ormai sulle sue tracce – il suo contegno nelle torture fece imbestalire le SS che lo finirono a colpi di mitra sulla pubblica piazza e.. piantonarono i brandelli del suo corpo per tre giorni per avitare che gli venesse data sepoltutra dalla comunita locale…

La Banda Armata di San Vito

Nell’Ottobre del ’43 Zaccaria Rossi, Virgilio e Amedeo Quaresima e Francesco Gaetani danno vita ad una banda partigiana. IL 2 Novembre 1943 quattordici uomini di questa banda partirono (a piedi) alla volta del Monte Guadagnolo dove dalla stazione metreologica dell’Aereonautica sottraggono 17 moschetti, 3 casse di caricatori, una di medicinali a molte bombe a mano. Ancora furti di armi il 2 Dicembre insieme ai compagni di Genazzano – stavolta ai danni della Breda. E’ l’inizio della resistenza armata. Gia il 6 Dicembre 1943, elementi dello stesso gruppo, uccidono 2 tedeschi sorpresi a fare razzie presso famiglie di San Vito. Dopo aver aggregato un consistente numero di resistenti iniziano azioni di disturbo e sabotaggio con scontri armati. IL 7 febbraio 1944 spedizione al deposito armi di Valmontone che si conclude con furto circa 200 bombe anticarro a medicinali; 8 Marzo nuova incursione con asporto di munizioni e 500 bombe; il 20 Marzo sabotagio del comando tedesco di San Vito con sottrazzioen fili elettrici e apparecchi trasmittenti.. si prosegue cosi fino al 5 giugno con attacco contro le postazioni mitraglia nelle adiacenze del paese e liberazione 20 ostaggi tedeschi destinati alla fucilizaione. Moiranno nelle varie azioni 6 componenti della banda. IL capo della banda, Virgilio Quaresima, diverra’ il primo sindaco di San Vito alla fine del conflitto.

IL GIORNO DOPO

Dopo messaggio Badoglio dell’8 Setembre le forze tedesche, già dislocate nei punti strategici del territorio italiano, si prepararono ad occupare militarmente l’Italia centro-settentrionale, disarmando e catturando le truppe italiane prese alla sprovvista dall’annuncio radio.”Già il mattino del 9 settembre molti autocarri dell’esercito italiano erano guidati da soldati tedeschi, inoltre un piccolo numero di automezzi rimase abbandonato tra i Pizzi di San Giovanni e San Rocco. Nei bivi sopra ricordati avvenne anche un fatto d’armi di una certa importanza, fra militari tedeschi e una piccola unità di blindati del Secondo Reggimento Bersaglieri giunti dalla via Prenestina e comandati da un sottotenente. Questi due incroci stradali di Palestrina erano particolarmente importanti per le comunicazioni con il sud Italia. vennero presto presi dai Tedeschi.

I Martiri di Sorevigliano

” Stavamo nelle nostre vigne in contrada Servigliano, io, mio fratello Francesco e i miei zii Antonio e Giuseppe, mai come quel giorno sempre insieme dato che la ritirata da parte delle truppe tedesche sifaceva sempre piu rapida e noi dovevamo guardare cio che era nostro. Mancava forse un’ora al tramonto del sole, il3 giugno, quando alcuni soldati tedeschi si fermarono alla nostra casetta domandando dove fossero i tre civili e la donna che avevano ferito un loro camerata (due soldati avevano cercato di impadronirsi di una mucca, uno di loro era stato ferito con un forcone). Si rispose che non eravamo a conoscenza di quanto chiedevano. Guardandoci non troppo benevolmente i tedeschi tanarono. Pensando che non ritrovando i colpevoli sarebbero tornati da noi, decidemmo di eclissarci. Io ero corso alla legnaia per meglio nascondere alcune cose piu gelose, quando tutto ad un tratto trasalii al sentire le grida disperate degli zii che mi chiamavano. Andai. I tedeschi furono contenti di vedermi. Mio fratello, al loro ritorno, era fuggito attraverso i campi; gli zii erano stati presi nella casetta. Mi presero e vollero che andassi con due di loro in cerca di mio fratello. Arrivammo fino in fondo al canneto ma non lo trovammo. In quel momento dalla sua vigna “delle Selvotte” usciva un ragazzo che andava a prendere acqua. Lo presero. Corse il padre -Augusto(Costantino) Tabolacci -e, ignorando ogni cosa, si offri di andare lui al posto del figlio. Il pover’ uomo credeva che lo portassero a fare qualche lavoro e invece andava a morire.
Fummo condotti in una vigna poco lontana dalla nostra. Un soldato ferito era adagiato su una barella; un pugno di soldati erano attorno; stesi per terra morti giacevano due civili. Mi avvicinai e riconobbi i miei zii.
Antonio e Giuseppe. Ero terrorizzato. Presero per il collo me e Augusto e cipresentarono al
ferito. Parlarono in tedesco il ferito, i soldati e il loro capitano. Ci guardammo in faccia io e Augusto e aspettammo la fine. lntanto era sopraggiunta la notte ; fummo rinchiusi in una capanna e due soldati vi stettero a guardia. Al mattino i Tedeschi erano partiti; era rimasto il capitano con un soldato. Ci fecero uscire dalla capanna, Augusto avanti e io dietro. Ci ponemmo avanti a loro. Il capitano ordino ad Augusto di voltarsi e gli sparo a bruciapelo sulla nuca. Cadde senza un lamento. Restavo io. Il cadavere emetteva sangue dalla bocca vicino ai miei piedi. Guardai il Capitano come per dirgli che ero pronto. Mi disse: -Vai via!-. Non mi
feci ripetere l’ordine. Volai.”

I Giusti di Olevano

Sin dall’8 settembre e soprattutto dopo il rastrellamento del 16 ottobre 1943 nel ghetto romano, molte famiglie di religione ebraica dovettero scappare da Roma per trovare altrove rifugio dalle persecuzioni naziste.
Circa 70 ebrei furono nascosti e protetti dalla cittadinanza olevanese.
In particolare la famiglia di Agapito Milana, militante nel partito comunista clandestino, offri asilo e riparo alla famiglia TAGLIACOZZO. Dalle “Memorie di CESARE TAGLIACOZZO:
“…II nostro stato di ricercati e braccati dalle SS tedesche e dai fascisti repubblichini, ci imponeva assoluta prudenza ( su ogni ebreo era stata stabilita una taglia! Una spiata avrebbe fruttato al delatore la somma di 5.000 lire di allora…)…era ovvio che sapevano perfettamente i rischi che correvano, che eravamo ebrei, e come tali ricercati ( uomini, donne, anziani e bambini) al pari dei comuni delinquenti, per essere deportati in Germania e annientati nei campi di sterminio. Stessa sorte era riservata a tutti coloro, non ebrei, che ci avessero aiutato e dato asilo e che, dopo processo sommario, sarebbero stati puniti con la fucilazione sul posto (come recitavano i bandi tedeschi affissi nelle strade.)”
II 4 aprile 2001 listituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito ai coniugi Agapito ed Assunta Milana e ai loro figli I’alta onorificenza di Giusti tra le nazioni

IL CAPITANO MOSER

Nel Febbraio del 1944, il 4 Febbraio, giunsero ad Olevano le truppe di occupazione nazista, al comando del capitano Moser. Si stanziarono nelle case migliori e nei villini del paese ricacciando quasi tutta la popolazione, affamata da mesi ed impaurita, nelle campagne. La polizia tedesca sin dal suo arrivo si dedico con gran solerzia alla ricera delle decine di famiglie ebree, e i prigioneri inglesi fuggiti dai campi di concentramento dopo 8 Settembre, che si erano rifuggiate in zona dopo i rastrellamenti di Roma del ’43. Allo stesso tempo, gia dalla firma dell’armistizio, gli antifascisti del paese si organizzarono intorno ad alcune figure di spicco e formano un comitato partigiano GAP che inizia opere di disturbo contro gli occupanti, prima senza armi fino al loro reperimento nei primi mesi del 1944. Le armi vengono ottenute in parte grazie alle consegne effettuate dai compagni di Genazzano, e in parte rubandole, con grande rischio, dagli automezzi in sosta. Il giovane Giuseppe RIccardi, si incarica delle munizioni: dopo aver ‘fraternizzato’ con alcuni soldati e ufficiali tedeschi, ha libero accesso al deposito di viale San Francesco d’ Assisi, dove sottrae su base giornaliera scatole di proiettlili…

GLI ALLEATI

gli alleati
Intervista con Rita Ronci Pasquazi – classe 1929 su arrivo alleati a Cave

PER LA MACCHIA

Il racconto della guerra – Clementina Di Domenicantonio e Giuseppe Nardi – nati a Castel San Pietro Romano – classe 1929 e 1926 – contadini – sposati con tre figli – Comune di Castel San Pietro Romano.